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Il cappello del prete è uno dei tagli di carne bovina più amati nella cucina italiana tradizionale, soprattutto nelle ricette che richiedono lunghe cotture. Morbido, saporito e versatile, è ideale per chi cerca carne tenera da cuocere in forno, in pentola o in brodo.

In questo articolo ti spieghiamo:

  • che parte è il cappello del prete,
  • le sue caratteristiche,
  • i migliori metodi di cottura,
  • le tradizioni regionali legate al nome,
  • e dove acquistarlo fresco e di qualità.

Che parte dell’animale è il cappello del prete?

Il cappello del prete è un taglio ricavato dalla spalla anteriore del bovino, precisamente dalla parte superiore. È facilmente riconoscibile per la vena centrale di collagene che lo attraversa: una caratteristica che lo rende ideale per cotture lente, dove il tessuto connettivo si scioglie e rende la carne incredibilmente morbida.

Il nome “cappello del prete” deriva dalla forma triangolare e leggermente schiacciata del taglio, che ricorda il cappello a tre punte usato dai prelati.

Perché si chiama “cappello del prete”?

Origine del nome e tradizioni regionali

Il nome “cappello del prete” deriva dalla forma appiattita e vagamente triangolare del taglio, che richiama il copricapo a tre punte indossato in passato dai sacerdoti.

Attenzione a non confonderlo con l’omonimo salume tipico dell’Emilia-Romagna: in alcune zone della regione, con “cappello del prete” si indica infatti un insaccato di maiale, realizzato con tagli pregiati come la coppa e stagionato. Si tratta di un prodotto completamente diverso, sia per origine animale (suino e non bovino), sia per uso in cucina (affettato e non da cuocere).

Nel nostro caso, stiamo parlando del cappello del prete di manzo, un taglio da cottura che in molte regioni italiane è protagonista di bolliti, brasati, spezzatini e arrosti.

Caratteristiche del taglio cappello del prete

  • Proviene dalla spalla del bovino.
  • Presenta una vena centrale di collagene.
  • È un taglio magro ma ricco di sapore.
  • Ideale per cotture lente e umide.
  • Può essere farcito, legato e arrotolato per arrosti ripieni.
  • Adatto anche per la cottura sottovuoto o a bassa temperatura.

Curiosità: il collagene centrale si scioglie durante la cottura, rendendo la carne estremamente morbida e succosa.

Come cucinare il cappello del prete

Il cappello del prete è perfetto per:

1. Brasati

Cuocilo lentamente nel vino rosso con aromi e verdure. Il risultato sarà una carne tenera che si taglia con la forchetta. Prova questa ricetta del brasato al vino.

2. Arrosti

Può essere legato intero e cotto in tegame con rosmarino, aglio, vino bianco e brodo. Ideale anche con farciture leggere.

3. Bolliti

Taglio ideale per il bollito misto, dove cuoce per ore in acqua con verdure e spezie, diventando saporito e compatto. Scopri come farlo con la ricetta classica del lesso.

4. Spezzatini

Può essere tagliato a cubetti e usato per spezzatini rustici e ricchi di gusto.

5. Cottura sottovuoto

Con la cottura a bassa temperatura, la carne mantiene succosità e consistenza perfetta.

Consiglio utile: non rimuovere la vena di collagene al centro: è il segreto della tenerezza finale.


Le differenze tra le varie regioni d'Italia

Nel Nord Italia

Il cappello del prete è molto usato in:

  • Lombardia, per il bollito misto.
  • Piemonte, per brasati al vino rosso.
  • Centro Italia, per arrosti e spezzatini.
  • Anche in Veneto e Trentino, è un taglio molto apprezzato nelle cotture lente.

Nel Lazio e nel centro Italia

Nel Lazio, il cappello del prete è spesso utilizzato per:

  • bolliti misti, secondo la tradizione romana, dove viene servito con salse come la salsa verde, rafano o mostarda;
  • stracotti, cucinati lentamente con vino rosso (simile al brasato) e serviti con contorni semplici come purè o cicoria ripassata;
  • arrosti in pentola, tagliato a fette e stufato con pomodoro o in bianco, spesso accompagnato da patate.

Pur non essendo il taglio più noto tra i consumatori romani, è apprezzato dai macellai e da chi ama cucinare piatti casalinghi e saporiti.

Nel Sud Italia

Nel Sud, soprattutto in Campania, Puglia e Calabria, il cappello del prete viene valorizzato principalmente in:

  • brasati con sugo di pomodoro, cipolla e spezie locali (come pepe nero, alloro o peperoncino);
  • ragù della domenica: anche se non è il taglio principale, viene a volte aggiunto in pezzi grossi per arricchire il sapore del sugo;
  • bolliti usati per fare il brodo (soprattutto in Puglia), a cui poi si aggiungono pastina, cicoria o verdure;
  • spezzatini, cucinati lentamente con patate o piselli.

In Calabria, alcuni lo usano anche come carne da conservare sott’olio dopo la cottura, secondo antiche tradizioni familiari.


Dove acquistare cappello del prete di qualità

Se cerchi cappello del prete fresco, italiano e già pronto da cucinare, lo trovi da Butchers box 36, sia al banco macelleria sia ordinabile online. Lo prepariamo con cura, selezionando solo tagli teneri e ben frollati, ideali per brasati e arrosti da manuale.

E se hai poco tempo per cucinare, dai un’occhiata ai nostri piatti pronti da cuocere: sempre freschi, genuini e consegnati a domicilio in tutta Roma.


FAQ: Domande frequenti sul cappello del prete

Il cappello del prete è tenero?

Sì, con cotture lente diventa morbidissimo, grazie al collagene presente nel taglio.

È adatto per il barbecue?

Solo se usato per cotture a bassa temperatura, come il low & slow. Non è adatto alla griglia veloce.

Cappello del prete e scaramella sono lo stesso taglio?

No. La scaramella è un altro taglio del quarto anteriore, usato spesso per bolliti ma meno pregiato.


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